In serata, al termine della consultazioni di Giorgio Napolitano al Quirinale, Silvio Berlusconi otterra' l'incarico di formare il nuovo governo. Poi, nel pomeriggio di giovedi', al ritorno di Napolitano dalla Fiera del Libro di Torino, se sara' pronto, il presidente incaricato sciogliera' la riserva e consegnera' la lista dei ministri. Il giuramento al Quirinale, l'atto che segna l'entrata in carica del nuovo esecutivo, potrebbe aversi la sera stessa. Dopo la ridda di candidati-ministri dei primi giorni, la strada appare ormai in discesa. Resta solo un nodo da sciogliere: il ministero della Giustizia. Berlusconi si e' impegnato a risolverlo nella prossime ore, dopo averne parlato con Napolitano in un inatteso colloquio di quaranta minuti. Sembra che il presidente in pectore abbia voluto cosi' condividere con il capo dello Stato i criteri di scelta del titolare di uno dei dicasteri che intersecano sotto vari profili l'attivita' istituzionale del presidente della Repubblica, che fra l'altro presiede il Consiglio Superiore della Magistratura ed e' titolare del potere di grazia. Prerogativa, quest'ultima, che nel precedente esecutivo guidato da Berlusconi, con Roberto Castelli a Via Arenula, porto' allo scontro con Carlo Azeglio Ciampi, fino al conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. E' naturale che il presidente della Repubblica auspichi la scelta di una personalita' competente, con esperienza istituzionale, riconosciuto prestigio e possibilmente alto profilo. Ma non e' dato sapere cosa abbia detto di preciso a Berlusconi, al quale spetta proporre il nome. Il riserbo del Quirinale e' assoluto e si ha l'impressione che, fosse stato per il Colle, non si sarebbe saputo neanche dell'incontro chiesto stamattina al capo dello Stato dagli emissari del leader dell'opposizione. Altre questioni, affidate alla diplomazia politica, attraverso il canale che e' stato aperto, a quanto si capisce, fra Gianni Letta e il segretario generale del Quirinale Donato Marra, sembrano ormai pacifiche. Se Berlusconi riterra' di aumentare entro un certo numero i ministri attraverso i cosiddetti spacchettamenti, non trovera' il veto del Colle: valgono i precedenti, anche per quanto riguarda le procedure. Piu' difficile appare superare il numero complessivo di 60 componenti del governo fissato dall'ultima legge finanziaria. Intanto, anche la questione legata a Roberto Calderoli appare pacificamente sistemata con l'annunciato incarico di ministro per la semplificazione legislativa: cioe' con l'ingresso nel governo, ma in un ruolo ben delimitato.
mercoledì 7 maggio 2008
consultazioni al colle, in serata l'incarico a Berlusconi
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